venerdì 8 giugno 2012

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La Corte Costituzionale si esprime sul dimensionamento e boccia la Legge!

AGGIORNAMENTI:
12.06.2012 - Cliccando qui potete leggere il documento con alcune considerazioni del Coordinamento Scuole Elementari di Roma sull'esito della sentenza della Corte Costituzionale.

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La soglia minima di alunni indicata dallo Stato è illegittima: il dimensionamento della rete degli istituti spetta agli enti territoriali.
Pubblichiamo di seguito i dettagli della Sentenza della Corte Costituzionale.

Sentenza nr. 147/12 del 7.06.2012 Corte Costituzionale
Dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 19, c.4, D.l. n. 98/2011, convertito, con modificazioni, dalla L. nr.111/2011.
La disposizione censurata mostra, anzitutto, un certo margine di ambiguità perché, mentre impone l’aggregazione delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, in istituti comprensivi, non esclude la possibilità di soppressioni pure e semplici, cioè di soppressioni che non prevedano contestuali aggregazioni. Ma, comunque, anche volendo disattendere questa possibile lettura, è indubbio che la disposizione in esame incide direttamente sulla rete scolastica e sul dimensionamento degli istituti, materia che, secondo la giurisprudenza di questa Corte (sentenze n. 200 del 2009, n. 235 del 2010 e n. 92 del 2011), non può ricondursi nell’ambito delle norme generali sull’istruzione e va, invece, ricompresa nella competenza concorrente relativa all’istruzione; la sentenza n. 200 del 2009 rileva, in proposito, che «il dimensionamento della rete delle istituzioni scolastiche» è «ambito che deve ritenersi di spettanza regionale». Trattandosi di ambito di competenza concorrente, allo Stato spetta soltanto di determinare i principi fondamentali, e la norma in questione non può esserne espressione.
L’art. 19, comma 4, infatti, pur richiamandosi ad una finalità di «continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione», in realtà non dispone sulla didattica: esso, anche con questa sua prima previsione, realizza un ridimensionamento della rete scolastica al fine di conseguire una riduzione della spesa, come, del resto, enunciato dalla rubrica dell’art. 19 («Razionalizzazione delle spese relative all’organizzazione scolastica. Concorso degli enti locali alla stabilizzazione finanziaria»), dalla rubrica del Capo III del decreto-legge («Contenimento e razionalizzazione delle spese in materia di impiego pubblico, sanità, assistenza, previdenza, organizzazione scolastica»), nonché dal titolo del medesimo («Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria»). L’aggregazione negli istituti comprensivi, unitamente alla fissazione della soglia rigida di 1.000 alunni, conduce al risultato di ridurre le strutture amministrative scolastiche ed il personale operante all’interno delle medesime, con evidenti obiettivi di risparmio; ma, in tal modo, essa si risolve in un intervento di dettaglio, da parte dello Stato, in una sfera che, viceversa, deve rimanere affidata alla competenza regionale.
Il carattere di intervento di dettaglio nel dimensionamento della rete scolastica emerge, con ancor maggiore evidenza, dalla seconda parte del comma 4, relativa alla soglia minima di alunni che gli istituti comprensivi devono raggiungere per ottenere l’autonomia: in tal modo lo Stato stabilisce alcune soglie rigide le quali escludono in toto le Regioni da qualsiasi possibilità di decisione, imponendo un dato numerico preciso sul quale le Regioni non possono in alcun modo interloquire. Va ribadito ancora una volta, invece, come questa Corte ha chiarito nella sentenza n. 200 del 2009, che «la preordinazione dei criteri volti all’attuazione del dimensionamento» delle istituzioni scolastiche «ha una diretta e immediata incidenza su situazioni strettamente legate alle varie realtà territoriali e alle connesse esigenze socio-economiche di ciascun territorio, che ben possono e devono essere apprezzate in sede regionale, con la precisazione che non possono venire in rilievo aspetti che ridondino sulla qualità dell’offerta formativa e, dunque, sulla didattica».

2 commenti:

  1. Finalmente è stata fatta chiarezza sulle competenze di Stato e Regioni. Mi auguro che da questo momento in poi ci sia una collaborazione leale tra le istituzioni. Da questo si evince che non siamo stati 3000 squilibrati strumentalizzati, come siamo stati definiti dall'assessore alla scuola Sentinelli della Regione Lazio, dal presidente del IV municipio Cristiano Bonelli e dall'assessore alla scuola del IV municipio Francesco Filini, ma siamo persone attente e vigili che non si lasciano mettere i piedi in testa da chi invece dovrebbe tutelarci. Ci hanno costretto a fare un ricorso al TAR ed hanno gioito prima ancora di avere il gatto nel sacco. Sicuramente come cittadini faremo tesoro delle esperienze e ride bene chi ride ultimo. Marzia Maccaroni

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    1. Occorre ora vedere come si muoveranno le regioni in conseguenza della cancellazione dall'ordinamento dell'art. 19 comma 4: non è escluso che la Regione Lazio - che non ha fatto ricorso alla Corte - confermi il piano di dimensionamento già approvato con la delibera di Giunta, facendo sostanzialmente proprie le ragioni di riduzione della spesa per dirigenti scolastici e DSGA che, precedentemente, le erano state "illegittimamente" imposte dallo Stato centrale.
      Occorre altresì attendere come si pronuncerà, prima il Consiglio di Stato, solo in sede cautelare, poi il TAR nel merito sul nostro ricorso.
      Restiamo vigili, molto vigili...
      Lorenzo (genitore, CdI)

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